Anna Kuliscioff ancora così attuale

“Io alla fine vedo una cosa: agli uomini come sempre è permesso tutto, la donna deve essere di loro proprietà. La frase è vecchia, banale, ma ha le sue ragioni d’essere e l’avrà chissà per quanto tempo ancora”
Tristemente profetica questa frase di Anna Kuliscioff, e per niente vecchia o banale, a giudicare da quello che succede quotidianamente più o meno ovunque.
Anna Kuliscioff (il cui vero nome era Anja Rosenstein) ci aveva provato a sconfiggere discriminazioni e diseguaglianze, perché era una vera rivoluzionaria, battagliera e idealista. Nata in Russia il 9 gennaio del 1853, aveva scelto di studiare filosofia in Svizzera, dove incontrò Andrea Costa, il suo primo grande amore e padre di sua figlia Andreina. Con lui condivise lotte, clandestinità e anche la prigione, fino a quando le loro strade si divisero.
Lei si iscrisse alla facoltà di medicina a Torino, e poi si specializzò in ginecologia. A quel punto Anna, nata da una ricca famiglia di commercianti, divenne una delle prime donne medico in Italia e fu soprannominata la “dottora dei poveri”, perché andava nei quartieri più poveri di Milano, dove ormai si era trasferita, per aiutare chi era troppo povero per permettersi cure e assistenza. In questo modo poteva unire alla sua attività professionale la sua fede politica che la portava a ripudiare ogni forma di ingiustizia sociale.
In quegli anni si inserì negli ambienti femministi milanesi, e nel 1889 fondò con Filippo Turati la Lega socialista milanese. Con Turati diede vita a un sodalizio umano, sentimentale e politico che durò per tutta la sua vita, anche se nel 1898 furono entrambi arrestati con l’accusa di sovversione.
All’interno del partito socialista Anna si batté tenacemente per la questione femminile, ma se riuscì a ottenere qualche risultato in merito alla tutela del lavoro delle donne, la sua battaglia per estendere il diritto di voto alle donne non ebbe successo. D’altronde lo stesso Turati quando parlava di suffragio universale si riferiva solo al diritto di voto dei maschi analfabeti. Anche per questo Anna scrisse un feroce articolo su Critica sociale, la rivista fondata proprio da loro due nel 1891, in cui indignata si domandava:
“Direte, nella propaganda, che agli analfabeti spettano i diritti politici perché sono anch’essi produttori. Forse le donne non sono operaie, contadine, impiegate, ogni giorno più numerose? Non equivale, almeno, al servizio militare, la funzione e il sacrificio materno, che da’ i figli all’esercito e all’officina? Le imposte, i dazi di consumo forse son pagati dai soli maschi? Quali degli argomenti, che valgono pel suffragio maschile, non potrebbero invocarsi per il suffragio femminile?”
Ma il governo Giolitti non accolse le istanze delle suffragette italiane, approvando una legge che riconosceva il diritto di voto solo agli uomini alfabetizzati che avessero compiuto i 21 anni, e agli uomini analfabeti di 30 anni.
Una grande sconfitta per Anna Kuliscioff, che credeva fermamente nel diritto di voto come tappa obbligata nel processo di emancipazione femminile. Però non fece in tempo a vedere realizzato questo suo sogno dato che morì nel 1925, e il diritto di voto alle donne è stato riconosciuto solo nel 1946.
Lei, donna straordinariamente moderna per i suoi tempi, sperava che il ventesimo secolo sarebbe stato veramente “il secolo della donna”.
Un secolo dopo, siamo felici di poter dare per scontato il diritto di voto alle donne, ma la parità salariale? Il rispetto? La libertà dalla paura della violenza maschile? La libertà di poter disporre del proprio corpo? Quanto ancora ci manca per essere veramente “libere e uguali”, come previsto nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo?
Anna Kuliscioff era ottimista, quando a chiusura del suo testo “Il monopolio dell’uomo” scriveva:
“Mi auguro, per il trionfo della causa del mio sesso, solo un po’ meno d’intolleranza dagli uomini ed un po’ più di solidarietà fra le donne.”
Auguriamocelo. E mentre celebriamo l’anniversario della nascita di Anna Kuliscioff, ci sia consentito sperare che il nuovo “secolo delle donne” inizi con una Presidente della Repubblica donna.
La farfalla della gentilezza
(le citazioni sono tratte da Anna Kuliscioff, “Il monopolio dell'uomo: La questione della donna e gli altri problemi”).
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