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La musica ha il potere di sconfiggere la violenza?
Tutti conosciamo Vedran Smailovic, il violoncellista di Sarajevo, che durante l’assedio da parte dei soldati serbo-bosniachi, suonò il suo violoncello tra le macerie della sua città, incurante dei cecchini e delle bombe.
Con la sua musica diede coraggio e speranza a una popolazione sotto assedio, in costante pericolo, dove anche solo uscire per comprare il pane poteva significare la morte.
Meno conosciuta è la vicenda di Karim Wasfi, violoncellista e direttore d’orchestra iracheno, e soprattutto un uomo di pace. Karim Wasfi, infatti, porta la musica nei luoghi del terrore per compensare tutti gli orrori prodotti da violenza, guerra e terrorismo che hanno devastato il paese. Secondo Karim Wasfi la musica ha il potere di promuovere la pace e la comprensione reciproca. Per questo lui va nei luoghi del terrore, dopo gli attentati, dove dominano morte e distruzione e cerca di diffondere l’energia positiva della musica, per aiutare a superare la paura, ma anche per incoraggiare le persone a continuare a restare umane, a non cedere all’integralismo, e a dire no al terrore. Perché la bellezza può sconfiggere il terrore. Sfidando cecchini, autobombe e attentatori suicidi, dal 2015 lui va a suonare tra le macerie, e purtroppo a Baghdad di macerie ce ne sono tante, così come in tutto l’Iraq.
Come Smailovic suonava sempre lo stesso pezzo, l’Adagio di Albinoni, Wasfi cambia, improvvisa a seconda del momento, delle sensazioni. È il suo modo di rispondere ai terroristi, come quando nel 2017, dopo il terribile attentato a Mosul da parte dell’ISIS, Wasfi andò a suonare tra le macerie della moschea di al-Nuri (monumento con circa 8 secoli di storia).
Lui non sa se la musica veramente cambierà il mondo, ma sa che nonostante tutto, la cultura e la musica ci saranno sempre, anche in Iraq.
L’importante è diffondere un messaggio positivo. E per questo ha fondato un’orchestra di trecento elementi che riunisce ragazzi di gruppi etnici diversi e di appartenenze religiose e sociali diverse nel nome della musica.
Suonano insieme e insieme superano differenze e diffidenze.
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