Erano bambini
Non erano banchieri erano bambini.
La ricordate la storia di Henryk Goldszmit, meglio conosciuto con il suo pseudomino di Janusz Korczak ? Era un medico e pedagogista, ma soprattutto un maestro.
Nel 1913 fonda un orfanotrofio nel quartiere ebraico di Varsavia, “La casa dell’orfano”, una struttura rivoluzionaria per quei tempi, dove Korczak sperimenta le sue idee educative: in primo luogo bandisce le punizioni corporali (all’epoca ancora molto diffuse), inoltre crea una sorta di società dei bambini basata sui principi di fratellanza, solidarietà e uguaglianza dei diritti e doveri tra bambini e adulti. Inoltre Korczak, insieme al suo braccio destro, la pedagogista e insegnante Stefania Wilczyńska, propone anche attività più complesse, dalla recitazione alla redazione di un giornale, interamente scritto da bambini e ragazzi.
Nel frattempo Korczak scrive libri, saggi di pedagogia, racconti per bambini, opere teatrali, collabora a programmi radiofonici, insegna all’università. Ma si dedica talmente all’orfanotrofio, che decide di non sposarsi e non avere figli suoi, come scriverà in una lettera del 1937: «Uno schiavo non ha diritto ad avere bambini. Io, ebreo polacco sotto l’occupazione zarista, (nel 1911) ho scelto di servire il bambino e la sua causa».
Poi arriva l’occupazione nazista, il 1940 e l’ordine di trasferirsi nel ghetto di Varsavia. Janus, Stefania e tutti i bambini finiscono in uno spazio di fortuna, angusto e inadatto. Ma non si perdono d’animo e continuano a organizzare lezioni, giochi, laboratori. La vita va avanti anche se con grandi difficoltà quotidiane, dovute alla mancanza di cibo, ai ripetuti arresti di Korczak, alle epidemie.
Ma ciononostante Janus e Stefania cercano di tenere alto l’umore dei bambini. Lui rifiuterà diverse proposte di suoi amici che vogliono farlo scappare dal ghetto, non ha alcuna intenzione di abbandonare i suoi bambini.
E infatti resterà con loro fino alla fine: il 4 agosto 1942, lui, insieme a Stefania Wilczyńska, altri educatori e 192 bambini vengono fatti uscire dall’orfanotrofio e portati alla Umschlagplatz, il punto di raccolta per la deportazione. Camminano tutti in fila per quattro, i bambini con i loro vestiti della domenica.
Insieme saliranno sui treni e arriveranno a Treblinka, dove saranno tutti assassinati nelle camere a gas.
I nazisti offrirono più volte a Janus e Stefania la possibilità di salvarsi, ma loro rifiutarono. Perché non si abbandonano i bambini. Non si feriscono i bambini. Non si uccidono i bambini.
I nazisti però l'hanno fatto. E i fascisti anche. Perché quando li caricavano sui treni diretti in Germania sapevano benissimo che destino avrebbero avuto.
Forse qualcuno oggi dovrebbe studiare di più la storia.
La farfalla della gentilezza ![](https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/t14/1.5/16/1f98b.png)
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Nel frattempo Korczak scrive libri, saggi di pedagogia, racconti per bambini, opere teatrali, collabora a programmi radiofonici, insegna all’università. Ma si dedica talmente all’orfanotrofio, che decide di non sposarsi e non avere figli suoi, come scriverà in una lettera del 1937: «Uno schiavo non ha diritto ad avere bambini. Io, ebreo polacco sotto l’occupazione zarista, (nel 1911) ho scelto di servire il bambino e la sua causa».
Poi arriva l’occupazione nazista, il 1940 e l’ordine di trasferirsi nel ghetto di Varsavia. Janus, Stefania e tutti i bambini finiscono in uno spazio di fortuna, angusto e inadatto. Ma non si perdono d’animo e continuano a organizzare lezioni, giochi, laboratori. La vita va avanti anche se con grandi difficoltà quotidiane, dovute alla mancanza di cibo, ai ripetuti arresti di Korczak, alle epidemie.
Ma ciononostante Janus e Stefania cercano di tenere alto l’umore dei bambini. Lui rifiuterà diverse proposte di suoi amici che vogliono farlo scappare dal ghetto, non ha alcuna intenzione di abbandonare i suoi bambini.
E infatti resterà con loro fino alla fine: il 4 agosto 1942, lui, insieme a Stefania Wilczyńska, altri educatori e 192 bambini vengono fatti uscire dall’orfanotrofio e portati alla Umschlagplatz, il punto di raccolta per la deportazione. Camminano tutti in fila per quattro, i bambini con i loro vestiti della domenica.
Insieme saliranno sui treni e arriveranno a Treblinka, dove saranno tutti assassinati nelle camere a gas.
I nazisti offrirono più volte a Janus e Stefania la possibilità di salvarsi, ma loro rifiutarono. Perché non si abbandonano i bambini. Non si feriscono i bambini. Non si uccidono i bambini.
I nazisti però l'hanno fatto. E i fascisti anche. Perché quando li caricavano sui treni diretti in Germania sapevano benissimo che destino avrebbero avuto.
Forse qualcuno oggi dovrebbe studiare di più la storia.
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