Gramsci ci aveva avvisato...

“Se si domanda a Tizio, che non ha mai studiato il cinese e conosce bene solo il dialetto della sua provincia, di tradurre un brano di cinese, egli molto ragionevolmente si meraviglierà, prenderà la domanda in ischerzo e, se si insiste, crederà di essere canzonato, si offenderà e farà ai pugni.
Eppure lo stesso Tizio, senza essere neanche sollecitato, si crederà autorizzato a parlare di tutta una serie di quistioni che conosce quanto il cinese, di cui ignora il linguaggio tecnico, la posizione storica, la connessione con altre quistioni, talvolta gli stessi elementi fondamentali distintivi. Del cinese almeno sa che è una lingua di un determinato popolo che abita in un determinato punto del globo: di queste quistioni ignora la topografia ideale e i confini che le limitano”.
Così scriveva Antonio Gramsci, nel lontano 1933.
Aveva già capito tutto, aveva già previsto tutto. Molto prima dei social!
Cosa possiamo aggiungere? Nulla.
Solo ricordarlo, nell’anniversario della sua nascita, e ricordarci quanto manca oggi un Gramsci con il suo pensiero lucido e precursore dei tempi.
La farfalla della gentilezza
(In foto, murale di Jorit, Firenze 2020, foto di Marco Borrelli)