Guido Rossa, un uomo per bene
“Non vi parla il Presidente della Repubblica, vi parla il compagno Pertini. Io le Brigate Rosse le ho conosciute: hanno combattuto con me contro i fascisti, non contro i democratici. Vergogna!”
Così tuonò Sandro Pertini, il giorno del funerale di Guido Rossa, quando decise di incontrare i camalli di Genova. Tra di loro probabilmente c’era qualcuno che simpatizzava con i brigatisti, e a maggior ragione Pertini li volle incontrare.
Perché l’omicidio di Guido Rossa, un operaio, comunista, sindacalista, aveva sconvolto il mondo politico italiano.
Era il 24 gennaio del 1979: Guido Rossa stava uscendo di casa per andare a lavorare all’Italsider, come tutti i giorni, quando fu barbaramente assassinato da un commando di tre brigatisti. Quattro colpi alle gambe, uno al cuore.
Il commando aveva eseguito una condanna annunciata da tempo. Perché Guido Rossa, uomo per bene diventato suo malgrado eroe, qualche mese prima aveva fatto la cosa giusta, quella che molti di noi non avrebbero il coraggio di fare, per paura o vigliaccheria.
Aveva denunciato.
Si era accorto che un suo collega all’italsider, Francesco Berardi, era un infiltrato delle Brigate Rosse: aveva trovato volantini e documenti che lo provavano inequivocabilmente, e quindi, in quel periodo terribile che erano gli anni di piombo, decise di denunciarlo.
Lo chiamarono infame, spia, nemico del popolo. Solo perché aveva avuto il coraggio di fare la cosa giusta: rompere il muro dell’omertà e denunciare.
Mentre i suoi colleghi avevano paura, e non andarono avanti con la denuncia, Rossa non esitò: testimoniò al processo, da solo, e Berardi fu condannato a quattro anni di reclusione.
A quel punto la vendetta era inevitabile. Il sindacato gli offrì una scorta di volontari per proteggerlo, ma Rossa rifiutò.
Forse questa scorta avrebbe dovuta offrirla lo Stato, visto che con la sua denuncia Rossa si era esposto nella lotta contro il terrorismo. Forse lo Stato avrebbe dovuto proteggere chi si stava sacrificando in nome degli ideali di democrazia, legalità e giustizia.
Invece Rossa fu lasciato solo e fu ucciso. Per poi ricevere la medaglia d’oro al valor civile, come “Mirabile esempio di spirito civico e di non comune coraggio spinti fino all'estremo sacrificio”.
Rossa sapeva che avrebbe corso dei rischi, ma era un uomo per bene, e scelse di fare la cosa giusta.
Sventurata quella terra che ha bisogno di eroi, e non essendo in grado di proteggerli da vivi, li santifica da morti…
La farfalla della gentilezza
https://www.facebook.com/lafarfalladellagentilezza/posts/647711006573272
Così tuonò Sandro Pertini, il giorno del funerale di Guido Rossa, quando decise di incontrare i camalli di Genova. Tra di loro probabilmente c’era qualcuno che simpatizzava con i brigatisti, e a maggior ragione Pertini li volle incontrare.
Perché l’omicidio di Guido Rossa, un operaio, comunista, sindacalista, aveva sconvolto il mondo politico italiano.
Era il 24 gennaio del 1979: Guido Rossa stava uscendo di casa per andare a lavorare all’Italsider, come tutti i giorni, quando fu barbaramente assassinato da un commando di tre brigatisti. Quattro colpi alle gambe, uno al cuore.
Il commando aveva eseguito una condanna annunciata da tempo. Perché Guido Rossa, uomo per bene diventato suo malgrado eroe, qualche mese prima aveva fatto la cosa giusta, quella che molti di noi non avrebbero il coraggio di fare, per paura o vigliaccheria.
Aveva denunciato.
Si era accorto che un suo collega all’italsider, Francesco Berardi, era un infiltrato delle Brigate Rosse: aveva trovato volantini e documenti che lo provavano inequivocabilmente, e quindi, in quel periodo terribile che erano gli anni di piombo, decise di denunciarlo.
Lo chiamarono infame, spia, nemico del popolo. Solo perché aveva avuto il coraggio di fare la cosa giusta: rompere il muro dell’omertà e denunciare.
Mentre i suoi colleghi avevano paura, e non andarono avanti con la denuncia, Rossa non esitò: testimoniò al processo, da solo, e Berardi fu condannato a quattro anni di reclusione.
A quel punto la vendetta era inevitabile. Il sindacato gli offrì una scorta di volontari per proteggerlo, ma Rossa rifiutò.
Forse questa scorta avrebbe dovuta offrirla lo Stato, visto che con la sua denuncia Rossa si era esposto nella lotta contro il terrorismo. Forse lo Stato avrebbe dovuto proteggere chi si stava sacrificando in nome degli ideali di democrazia, legalità e giustizia.
Invece Rossa fu lasciato solo e fu ucciso. Per poi ricevere la medaglia d’oro al valor civile, come “Mirabile esempio di spirito civico e di non comune coraggio spinti fino all'estremo sacrificio”.
Rossa sapeva che avrebbe corso dei rischi, ma era un uomo per bene, e scelse di fare la cosa giusta.
Sventurata quella terra che ha bisogno di eroi, e non essendo in grado di proteggerli da vivi, li santifica da morti…
La farfalla della gentilezza
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