I 669 bambini di Nicholas

Grete stava mettendo a posto dei vecchi scatoloni in soffitta, quando all’improvviso trovò fotografie, carte e documenti mai visti prima.
- Butta tutto via - le disse Nicholas suo marito - Non è nulla di interessante!
- Ma no! - rispose Grete, - sembrano documenti importanti-.
E fu così che nel 1988 Grete scoprì, dopo più di 40 anni di matrimonio, chi fosse veramente suo marito, Nicholas Winton: un eroe silenzioso che non aveva mai raccontato a nessuno il bene fatto da giovane.
Nicholas era un brillante ragazzo inglese, abile schermidore, pilota di aerei, motociclista.
Si trovava a Praga nel 1938 quando i tedeschi iniziarono le persecuzioni contro gli ebrei.
Nicholas venne a sapere che il governo inglese permetteva l’ingresso in Inghilterra ai bambini rifugiati, purché avessero una famiglia affidataria che li accogliesse. Ma c’era troppa burocrazia e pochissimo tempo.
Allora Nicholas iniziò a raccogliere nomi e fotografie e a scrivere liste: davanti al suo albergo ormai c’era tutti i giorni una fila lunghissima di madri e di padri che lo imploravano di aggiungere il nome del figlio nell’elenco della salvezza.
Madri e padri pronti a separarsi per sempre dai loro figli, pur di dar loro una remota possibilità di sopravvivenza. Perché restare voleva dire morire.
Nicholas tornò a Londra con la sua lista. Da lì si mise a cercare famiglie disponibili all’accoglienza, a chiedere visti e in alcuni casi a contraffarli.
Lavorò giorno e notte finché fu tutto pronto: con l’aiuto della Commissione inglese per i rifugiati cecoslovacchi organizzò i viaggi: da marzo a settembre 1939 ben otto treni attraversarono l’Europa per portare 669 bambini da Praga a Londra. Un nono treno però non riuscì, perché fu bloccato dai nazisti, e dei 250 bambini che trasportava non si seppe più nulla.
Gli altri 669 invece arrivarono a Londra dove, accolti da famiglie inglesi, impararono una nuova lingua, nuove abitudini, ma soprattutto ebbero quella possibilità di vivere, quella remota opportunità che aveva spinto i loro genitori a rischiare tutto e mandarli da soli, in un viaggio pericoloso verso l’ignoto.
Dopo la guerra molti di quei bambini tornarono in Cecoslovacchia, ma non trovarono i loro genitori, quasi tutti uccisi nei campi di concentramento.
Quei bambini, grazie al sacrificio dei loro genitori, e al coraggio e all’intraprendenza di Nicholas, riuscirono quindi a crescere e a diventare grandi, e poi anziani.
Nicholas non raccontò mai a nessuno quanto era successo, non si considerava un eroe, anche perché non si dava pace per quel nono treno.
Nel 1989 venne invitato a una trasmissione televisiva della BBC. Lui pensava di stare lì come semplice spettatore, ma a un certo punto la conduttrice chiese: “c’è qualcuno tra i presenti che deve la sua vita a Nicholas Winton?”
E 669 ex bambini, ormai adulti, si alzarono in piedi, per ringraziare il loro salvatore.
Un momento che non si può descrivere.
Ma che forse è opportuno raccontare a tutti quelli che per ignoranza o cattiveria ancora oggi negano, offendono, oltraggiano.
La farfalla della gentilezza
(Queste storie vanno raccontate anche ai più piccoli: se cercate un testo carico di grazia, emozioni e sensibilità e con disegni che entrano nel cuore, dovete assolutamente leggere Nicky &Vera, albo illustrato di Peter Sís, Rizzoli 2021, in cui la storia di Nicholas Winton si intreccia con quella della piccola Vera. Un piccolo capolavoro che è riduttivo definire per bambini).
Nicky  Vera Storia di un eroe discreto della Shoa e dei 669 bambini che salv

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