Il coraggio di reagire

“Non so come abbia fatto a essere così stupida. Ancora oggi, a volte, non posso credere di essere stata tanto ingenua e sprovveduta. Ma anche di essere stata ingannata in quel modo da una persona di fiducia, una donna gentile, premurosa, che pregava sempre e mi voleva bene. O almeno così mi aveva fatto credere”.
Con queste parole Blessing Okoedion inizia a raccontare l’incubo che ha vissuto e che ora vuole far conoscere il più possibile, per evitare ad altre ragazze, ingenue come lei, di subire la stessa sorte.
Blessing Okoedion è una giovane nigeriana che sognava di diventare medico, ma poiché la facoltà di medicina era troppo costosa, aveva deciso di ripiegare su informatica, che costava meno.
Studia tanto, si laurea velocemente, fa volontariato e inizia a guadagnarsi da vivere riparando computer rotti. Una vita modesta ma serena. Non pensava di andare all’estero, stava bene così.
Poi però l’incontro con una donna, Alice, che frequentava la stessa chiesa pentacostale cambia tutto. Alice le racconta che suo fratello gestisce una catena di negozi di informatica in Europa, e che sta cercando qualcuno di fiducia da assumere a Valencia. Sembra un’opportunità da non perdere, e Blessing non ha motivi per non credere alla sua nuova amica.
Così dopo averne parlato con la famiglia e dopo aver fatto i documenti, finalmente parte.
La prima sorpresa arriva a Valencia. Il fratello della sua amica non c’è, ma pare che la aspetti a Napoli dove sta aprendo un nuovo negozio.
Blessing è un po’ perplessa, ma va a Napoli, dove finalmente incontra questo famigerato fratello della sua amica, che però non ha nessun negozio di informatica. L’uomo la porta a Castel Volturno, le comunica che lei ha un debito di 65.000 euro, e che per saldarlo deve cominciare a lavorare.
In strada.
In un crescendo di dolore, sbigottimento, paura, umiliazione e vergogna, Blessing si trova costretta a fare quello che non avrebbe mai nemmeno immaginato. È terrorizzata, ma sa che non vuole e non può abituarsi a questa vita che non è vita. È disumanizzante.
Cerca aiuto, ma intorno a lei ci sono solo i suoi carnefici o vittime, altre donne disperate e rassegnate. Ma lei non si vuole rassegnare. Così dopo solo quattro giorni di questo inferno, prima di cadere nella spirale della rassegnazione e dell’abitudine, riesce a trovare il coraggio di chiedere aiuto alla polizia. Denuncia tutti, senza paura.
E in quel momento l’incubo finisce.
Blessing viene accolta a Casa Rut, un centro di accoglienza gestito da suore orsoline per giovani donne migranti.
Oggi Blessing è diventata mediatrice culturale e ha raccontato la sua storia in un libro, Il coraggio della libertà, per far capire ad altre ragazze vittime dello sfruttamento e della violenza che si può vincere la paura, che si può e si deve ribellarsi ai trafficanti, che si deve dire no alla schiavitù.
Perché è di schiavitù che stiamo parlando, di donne, rapite o attratte con l’inganno, e poi costrette alla prostituzione.
È una vera e propria riduzione in schiavitù.
Ma è così difficile pensare che se non ci fosse la domanda non ci sarebbe l’offerta?