Il disegno di Valentina

Valentina aveva fatto un bel disegno. Era felicissima, si era impegnata molto ma alla fine era riuscita a fare proprio quello che voleva lei.
Lo aveva lasciato sul banco, poi alla ricreazione era andata un attimo in bagno, ma rientrata in classe il disegno non c’era più.
Forse era caduto a terra? No, nessuna traccia. Nello zaino? No, nulla.
Mistero. Il disegno era scomparso.
“E vabbè. Vuol dire che ne farò un altro ancora più bello”. Pensò, mentre cominciava a radunare matite colorate e pennarelli.
Ed effettivamente ne fece uno molto bello, e decise che avrebbe presentato quello alla mostra della scuola, che si sarebbe tenuta la settimana dopo. Un’occasione per mostrare ai genitori i lavori artistici fatti durante l’anno.
Arriva il gran giorno, tutti i bambini accompagnano i genitori a vedere i frutti delle loro fatiche.
Ma a un certo punto Valentina, stupefatta, trova il suo primo disegno appeso al muro, firmato da una certa Genoveffa, della V c.
Valentina non ci può credere, quello è il suo disegno, non ha dubbi, lo riconosce benissimo. Riconosce anche il piccolo sbafo di verde sulla montagna, che per coprirlo ci aveva disegnato intorno un abete forse un po’ fuori proporzione. Quello è proprio il suo disegno. Anche il gattino con la coda storta. Anche la farfalla con le ali blu.
“Quello è il mio disegno!”
Lo dice ad alta voce. Tutto intorno il gelo.
“Ma che dici? Non fare le solite scene, ma dai non ti vergogni? Il tuo è quell’altro, è bello pure quello, non fare l’incontentabile. Ma perché devi metterti sempre in mostra così?”
“Ma no, ve lo dico, quello l’ho fatto io. Chi è questa Genoveffa?”
Arriva una bambina dall’aria furbetta: “Sono io, ma tu che vuoi, io non ti conosco, il disegno è mio, lasciami in pace!”
Valentina sempre più sconvolta: “Ma come puoi dire che l’hai fatto tu? Lo sai benissimo che non è tuo!”
E Genoveffa, gelida: “Ma non è nemmeno tuo, stai cercando solo di metterti al centro dell’attenzione! Esibizionista!”
Valentina non capisce. “Ah allora lo ammetti che non lo hai fatto tu!”
Genoveffa, sempre più arrogante: “E certo, ma non lo hai fatto nemmeno tu!!! L’ho trovato in corridoio davanti alla V b quindi sicuro non è tuo!”
“Ma come!!! probabilmente lo ha preso qualcun altro prima, ma quello è il mio disegno!”
Genoveffa: “Basta mi stai scocciando!”
Zot!
E con un raggio laser Genoveffa teletrasporta la scocciante Valentina lontano da lei, in modo da troncare così quella discussione che stava diventando un po’ scomoda.
***
No, la farfalla non è impazzita oggi. È solo un po’ dispiaciuta, perché quanto qui raccontato non è invenzione. È realtà. È quello che succede quando Valentina scrive un post, mettendoci tempo, entusiasmo, energia, magari dopo aver comprato un libro, per documentarsi, e non scrivere sciocchezze.
Poi però qualcuno a cui quelle parole sono piaciute le copia, e qualcun altro le copia da quel primo qualcuno, e poi ancora altri… in una catena infinita che però poi finisce inevitabilmente in qualche posto molto visibile. E Valentina trova le sue parole firmate da altri. Allora chiede che sia riconosciuto il suo legittimo diritto alla firma. E ogni tanto trova persone gentili che si scusano, magari non è colpa loro ma dei loro “collaboratori” (!). Ma sempre più spesso trova Genoveffe inacidite, che non solo negano l’evidenza, ma non riescono nemmeno a reggere uno scambio di opinioni e quindi:
Zot!
Invece del raggio laser, ti bloccano, dalla pagina, o dal gruppo.
Perché è così difficile essere corretti sui social?
Perché è così difficile essere corretti fuori dai social?
La farfalla della gentilezza
(In foto, murale di Seth Globepainter, Cécile's house, Parigi, 2021)
https://www.facebook.com/lafarfalladellagentilezza/posts/613054746705565