indimenticabile Audrey!

Il papà era inglese, la mamma olandese. Nobili entrambi.
Lei era solo una ragazzina, ma aveva capito perfettamente che quello che stava accadendo era terribile. Il momento peggiore però fu quando la Storia si mischiò con la sua storia personale, e suo padre, simpatizzante nazista, abbandonò la famiglia.
La madre allora decise di trasferirsi in Olanda, ad Arnhem, sperando che lì sarebbero stati al riparo dalla guerra. Per un po’ ebbero una vita normale: Audrey andava a scuola, al conservatorio, studiava danza.
Finché nel 1940 la cittadina fu invasa dai nazisti. La normalità non ci fu più. Audrey divenne Edda, per non dare nell’occhio con un nome troppo inglese.
Nel 1942 uno zio di Audrey, partigiano, fu catturato dai tedeschi, portato nei boschi e ucciso.
Audrey rimase sconvolta da quell’evento, e forse anche per questo si avvicinò alla Resistenza olandese. Prese contatti con un gruppo di partigiani olandesi, molto attivi nel nascondere ebrei e oppositori politici. Audrey decise di collaborare con loro: aveva appena 14 anni, e cominciò a fare la staffetta. Lei parlava molto bene l’inglese, quindi era utilissima per portare i messaggi dai partigiani agli alleati nascosti nei paraggi. Ma anche per diffondere un giornale clandestino. E poi per raccogliere fondi, grazie alle sue esibizioni di danza. Ballava nonostante mostrasse già i sintomi della malnutrizione, inevitabile in quegli anni terribili e difficili
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Non esitò, insieme ai suoi familiari, ad accogliere e nascondere un paracadutista britannico rimasto disperso dopo la battaglia di Arnhem. Nonostante i rischi, nonostante sapessero benissimo di rischiare la fucilazione se scoperti. Ma lei sapeva di fare la cosa giusta.
Finalmente il 4 maggio 1945, proprio il giorno del suo sedicesimo compleanno, l’Olanda fu liberata. Audrey racconterà in seguito che quella sensazione incredibile “di conforto nel ritrovarsi liberi, è una cosa difficile da esprimere a parole. La libertà è qualcosa che si sente nell'aria. Per me, è stato il sentire i soldati parlare inglese, invece che tedesco e l'odore di vero tabacco che veniva dalle loro sigarette”.
Eppure, in seguito Audrey non parlò spesso del suo passato da partigiana, diceva di non aver fatto nulla di straordinario, nulla di diverso da tutti i ragazzini olandesi che avevano fatto la loro parte durante la Seconda guerra mondiale.
Solo recentemente il suo passato da staffetta partigiana è diventato di dominio pubblico, grazie alle testimonianze del figlio, Luca Dotti, e grazie al giornalista statunitense Robert Matzen, che ha ricostruito la storia nascosta di Audrey in un libro del 2019.
Ma perché tanto interesse per la piccola partigiana Audrey?
Perché dopo poco tempo dalla fine della guerra, la staffetta Audrey diventerà una delle attrici più importanti del ventesimo secolo, un’icona di classe, di stile, eleganza: l’indimenticata e indimenticabile Audrey Hepburn.
La farfalla della gentilezza
(Il libro di Robert Matzen è “La guerra di Audrey. Storia di una ragazza coraggiosa che sfidò Hitler”, Piemme, 2019).
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