James Meredith in marcia contro la paura

Un giorno James Meredith era seduto sul treno con suo fratello. Arrivato nelle vicinanze di Memphis, un controllore gli intimò di alzarsi e spostarsi nella carrozza riservata ai neri. James si spostò, ma in quel momento giurò a se stesso che avrebbe dedicato la sua vita a combattere il razzismo e ad assicurare l’uguaglianza per gli afroamericani.
Per farlo però doveva studiare. Lui, cresciuto in una fattoria nel Mississippi, andava bene a scuola, e dopo il liceo (una scuola per afroamericani solo) decise di proseguire gli studi all’Università del Mississippi, all’epoca riservata ai bianchi. La sua domanda fu respinta ripetutamente.
Solo per il colore della sua pelle.
Ma questo nel 1961 non poteva più essere accettabile.
Pochi anni prima, nel 1954, una celebre sentenza della Corte Suprema, Brown v. Board of Education, aveva sancito a chiare lettere che la segregazione razziale era incostituzionale, perché in contrasto con il quattordicesimo emendamento che affermava il principio di uguaglianza.
Per questo motivo James Meredith citò in giudizio l’Università del Mississippi, e anche se perse in primo grado, alla fine la sua causa arrivò fino alla Corte Suprema che decise in suo favore. A quel punto l’Università doveva per forza accogliere la sua domanda di iscrizione.
Ma James non aveva fatto i conti con il Governatore del Mississippi Ross Barnett, che provò a scatenare una crisi politica tra lo Stato del Mississippi e il governo federale, nonché ad aizzare gli animi dei segregazionisti razzisti.
Così quando James, scortato dalla polizia federale, arrivò all’Università per iscriversi ai corsi, trovò ad accoglierlo un corteo di protesta di circa 2000 persone che gli bloccavano l’ingresso. Ci furono scontri, scoppiò una vera e propria guerriglia con feriti e vittime: morirono due persone.
Dopo qualche settimana finalmente James riuscì a immatricolarsi, e ironia della sorte, ci mise meno tempo a laurearsi che a riuscire a entrare all’Università. Infatti nel 1963 si laureò in scienze politiche, proseguì i suoi studi in altre università, raccontò la sua esperienza in diversi libri, divenne un attivista per i diritti civili.
Ma la storia non finisce qui.
Nel 1966 James organizzò la “Marcia contro la paura”, una marcia solitaria da Memphis fino a Jackson, un percorso di 350 chilometri circa, per incoraggiare la comunità afroamericana a combattere il razzismo e ad andare a votare per esprimere le loro preferenze politiche. Al secondo giorno di marcia però, mentre camminava pacificamente, fu colpito da tre proiettili. Sparati da un bianco, disoccupato, arrabbiato, razzista, che sconterà per questo solo 18 mesi di prigione.
James per fortuna rimase solo ferito, ma questo attentato colpì moltissimo l’opinione pubblica. E quella marcia che era iniziata in solitaria, divenne un grande momento per catalizzare consapevolezza e protesta, cui parteciparono a tratti anche Martin Luther King e altri attivisti per i diritti civili.
E alla fine il 26 giugno arrivarono a Jackson ben 15.000 manifestanti. La più grande manifestazione per i diritti civili nel Mississippi. Chiedevano diritti per tutti, partendo dalla marcia solitaria di un solo uomo, che voleva solo studiare, come gli altri, senza distinzioni.

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