La matematica non è per tutti?

Sei una donna, a quanto pare non dovresti interessarti alla matematica. Almeno così ti hanno detto. Lo dicono in molti veramente.
Niente matematica. Ma nemmeno filosofia o astronomia. Sei una donna, devi stare a casa, devi occuparti dei figli, della cucina. A che serve una donna che si occupa di numeri e pensieri, equazioni e fisica, politica e filosofia?
Però se queste cose ti piacciono, perché non coltivare i tuoi interessi? D’altronde tuo padre, famoso filosofo e matematico, ti ha insegnato tutto, e tu hai una mente brillante. Quando parli, le persone (se non sono vittime del pregiudizio e dell’ottusità), ti ascoltano a bocca aperta. Magari un po’ stupiti perché non hanno mai visto una donna così preparata.
Ma tu non ti lasci scoraggiare, non demordi. A un certo punto addirittura prendi il posto di tuo padre. Fai lezione, parli, insegni, non stai al tuo posto, cioè a casa tua, secondo il comune pensiero. Al contrario ti esponi, ti fai valere, ti fai conoscere. Ti occupi pure di politica.
E quanto può dare fastidio una donna che sfida le convenzioni del tempo, e addirittura non si sposa. Perché tu sei “già sposata con la verità”.
Ma quanto può dare fastidio questa tua diversità, il tuo essere donna e libera? Troppo, evidentemente, perché un brutto giorno di marzo mentre stai tornando a casa trovi un’imboscata. Non lo sai quanti sono, ma non sono pochi. Ti trascinano fino a una chiesa lì vicina, ti strappano i vestiti, e cominciano a colpirti. Con dei cocci. Ti uccidono con violenza cieca e spropositata. Ma non basta. Perché faranno a pezzi il tuo corpo, per poi bruciarlo. Non deve rimanere niente di te.
Ma invece di te resterà, nonostante tutto, nonostante i tuoi scritti siano stati bruciati o perduti, il ricordo, un ricordo che sopravviverà agli anni e ai secoli.
Perché da quel giorno di marzo del 415 d. C., quando ad Alessandria d’Egitto un gruppo di cristiani esaltati si scaglia contro di te, perché sei pagana, donna e libera pensatrice, sono passati quasi due millenni. Ma il tuo nome, Ipazia, è ancora oggi il simbolo della libertà del pensiero femminile. Certo, hai pagato un prezzo altissimo, diventando una martire della scienza, e il tuo nome è oggi anche un simbolo per tutte le vittime del fanatismo religioso.
E ancora oggi, secolo dopo secolo, millennio dopo millennio ci sono persone inutilmente bigotte e ottuse che continuano ad aver paura delle donne libere, delle donne che pensano, delle donne che studiano.
E le denigrano, le delegittimano, le offendono, le stuprano, le uccidono?
Ma quante Ipazia dovranno ancora subire l’oppressione e la sopraffazione di uomini ignoranti?
l'11 febbraio è la #giornatamondialedelledonneedelleragazzenellascienza.
Non è tristissimo che ci sia bisogno di una giornata per celebrare quello che dovrebbe essere normale? Forse, dai tempi di Ipazia a oggi, non è cambiato molto…
La farfalla della gentilezza