La ragazzina che amava studiare
C’era una volta una professoressa di liceo, temibilissima per la sua severità, che per sbaglio dimenticò sulla cattedra le fotocopie con le domande e gli esercizi del compito in classe del giorno dopo.
C’era una volta una classe incredula e felice per l’inaspettato colpo di fortuna, che si precipitò a fare le fotocopie degli esercizi (a quei tempi non c’erano gli smartphone!).
C’era una volta una ragazzina che amava studiare. Quella ragazzina fu l’unica a rifiutare di vedere le domande il giorno prima.
Per questo fu derisa:
- Ma sei scema!
- Secchiona!
- Ma ti pare che non te ne approfitti?? Mica capita tutti i giorni un colpo di fortuna così…
- e poi è colpa della prof. che ha dimenticato i fogli…. Doveva stare più attenta.
- guarda che non facciamo niente di male!
- che sarà mai, per una volta sola.
La ragazzina tornò a casa, un po’ triste e amareggiata, perché non le piaceva quello che aveva visto e sentito. E perché aveva capito che forse per l’educazione ricevuta a casa, forse perché gli imbrogli proprio non le piacevano, in quel momento cominciava inevitabile e irreversibile il suo scivolamento in quella minoranza silenziosa di chi rispetta le regole e non cerca di fregare il prossimo.
Quel pomeriggio fece i compiti, come sempre. Studiò, come sempre. Si preparò al compito in classe, come sempre.
Il giorno dopo andò a scuola, come sempre.
Fece il compito in classe.
***
A questo punto ci vorrebbe una morale esemplare, del tipo:
- La professoressa, capito perfettamente cosa fosse successo, fece un bellissimo discorso motivante, stile “Attimo fuggente” e tutti giurarono di non farlo mai più.
O più banalmente:
- La professoressa capito quello che era successo annullò il compito…
Oppure:
- la ragazzina che amava studiare anni dopo è diventata un premio Nobel e tutti gli altri sono finiti a spaccare pietre in miniera…
C’era una volta una classe incredula e felice per l’inaspettato colpo di fortuna, che si precipitò a fare le fotocopie degli esercizi (a quei tempi non c’erano gli smartphone!).
C’era una volta una ragazzina che amava studiare. Quella ragazzina fu l’unica a rifiutare di vedere le domande il giorno prima.
Per questo fu derisa:
- Ma sei scema!
- Secchiona!
- Ma ti pare che non te ne approfitti?? Mica capita tutti i giorni un colpo di fortuna così…
- e poi è colpa della prof. che ha dimenticato i fogli…. Doveva stare più attenta.
- guarda che non facciamo niente di male!
- che sarà mai, per una volta sola.
La ragazzina tornò a casa, un po’ triste e amareggiata, perché non le piaceva quello che aveva visto e sentito. E perché aveva capito che forse per l’educazione ricevuta a casa, forse perché gli imbrogli proprio non le piacevano, in quel momento cominciava inevitabile e irreversibile il suo scivolamento in quella minoranza silenziosa di chi rispetta le regole e non cerca di fregare il prossimo.
Quel pomeriggio fece i compiti, come sempre. Studiò, come sempre. Si preparò al compito in classe, come sempre.
Il giorno dopo andò a scuola, come sempre.
Fece il compito in classe.
***
A questo punto ci vorrebbe una morale esemplare, del tipo:
- La professoressa, capito perfettamente cosa fosse successo, fece un bellissimo discorso motivante, stile “Attimo fuggente” e tutti giurarono di non farlo mai più.
O più banalmente:
- La professoressa capito quello che era successo annullò il compito…
Oppure:
- la ragazzina che amava studiare anni dopo è diventata un premio Nobel e tutti gli altri sono finiti a spaccare pietre in miniera…
No, niente di tutto questo, nessuna morale, nessuna favola.
La ragazzina prese il voto che meritava, come sempre. Un decoroso 7, e fu contenta. Ma quel 7 fu l’unico, in una bizzarra epidemia di 8 e pure qualche eccezionalissimo 9.
A dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, che troppo spesso chi imbroglia va avanti e viene premiato, a volte a discapito di chi conta solo sulle sue forze, ma comunque continua a camminare come un funambolo scansando e superando le piccole e grandi prepotenze degli altri.
Lo sappiamo benissimo come funziona il mondo, inutile far finta di stupirci. Perché stupirci non serve a niente.
Magari serve di più indignarci. E rifiutare qualunque tipo di comportamento illegale, o semplicemente poco etico, o inopportuno.
Ma che sarà mai, stiamo solo parlando di un compito in classe copiato… che esagerazione!
O forse no?
La farfalla della gentilezza
(In foto: Open Space, scultura di Jerzy Kędziora, 2016)
https://www.facebook.com/lafarfalladellagentilezza/posts/573936587284048
La ragazzina prese il voto che meritava, come sempre. Un decoroso 7, e fu contenta. Ma quel 7 fu l’unico, in una bizzarra epidemia di 8 e pure qualche eccezionalissimo 9.
A dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, che troppo spesso chi imbroglia va avanti e viene premiato, a volte a discapito di chi conta solo sulle sue forze, ma comunque continua a camminare come un funambolo scansando e superando le piccole e grandi prepotenze degli altri.
Lo sappiamo benissimo come funziona il mondo, inutile far finta di stupirci. Perché stupirci non serve a niente.
Magari serve di più indignarci. E rifiutare qualunque tipo di comportamento illegale, o semplicemente poco etico, o inopportuno.
Ma che sarà mai, stiamo solo parlando di un compito in classe copiato… che esagerazione!
O forse no?
La farfalla della gentilezza
(In foto: Open Space, scultura di Jerzy Kędziora, 2016)
https://www.facebook.com/lafarfalladellagentilezza/posts/573936587284048