Non è una gita scolastica...

Quando era piccolo Mohammad Othman era andato in gita scolastica a vedere le rovine di Sarjableh, nel nord della Siria al confine con la Turchia. Un normale viaggio di istruzione, come si è sempre fatto anche da noi, in questo caso per visitare i resti di un monastero di epoca bizantina, delle chiese del 1400, vari reperti, un antico insediamento cristiano.
Ma all’epoca Mohammad, che oggi ha 30 anni, non avrebbe mai immaginato che quelle rovine un giorno sarebbero diventate casa sua.
Perché Mohammad oggi è un profugo, uno dei tanti in fuga da una guerra che ormai dura da dieci anni. E dopo aver perso casa, lavoro e una vita normale, si è ritrovato ad accamparsi in una tenda tra le rovine. Lui con sua moglie e i loro quattro figli: d’estate convivono con scorpioni e serpenti, d’inverno con freddo e fango. Tutto l’anno soffrono la fame, perché Mohammad lavora quando trova qualcosa da fare, lavori stagionali e saltuari, ma nulla che possa assicurare serenità alla famiglia.
Inoltre, i bambini non vanno a scuola, non hanno assistenza sanitaria, non possono fare altro che vagare tra le rovine, come dei fantasmi che vegliano su un passato lontano. Ma loro, insieme alle altre famiglie (circa una cinquantina) che popolano i resti di Sarjableh non sono fantasmi. Sono persone in carne ed ossa, esattamente come noi, solo che per colpa di una sciagurata guerra hanno perso tutto.
Prima avevano una vita normale. Come noi.
E come noi cercano comunque di far sorridere i loro figli come dimostra
l’apparente spensierata normalità di questa foto. Ma purtroppo per dove sono nati, la storia, la guerra, il fato… tutto questo ha deciso che no, non sono come noi…
La farfalla della gentilezza
(Foto: Reuters)
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