Quel maledetto muro

“Quel maledetto muro ha diviso la mia vita, è stata una lacerazione per il mio cuore”.
Mstislav Rostropovich parlava così del muro di Berlino. Perché quel muro era il simbolo delle libertà negate, dei diritti calpestati.
Nato in Azerbaigian quando era ancora parte dell’Unione Sovietica, giovanissimo, rivelò il suo talento prodigioso per la musica, tanto da diventare uno dei più grandi violoncellisti del ventesimo secolo, forse il più grande.
Ma oltre alla musica, Rostropovich amava anche la libertà d’espressione e i diritti umani, e questo gli creò diversi problemi: gli furono negati i permessi per andare in tournée all’estero e drasticamente ridotte le esibizioni pubbliche in patria, tanto che nel 1974 decise di lasciare l’Unione Sovietica per trasferirsi negli Stati Uniti.
Il 9 novembre 1989, Rostropovich si trovava a Parigi, ma appena venne a sapere della caduta del muro, si precipitò a Berlino, dove si stava compiendo la storia.
Visibilmente commosso, arrivò in mezzo alla folla con il suo violoncello (non uno qualunque, ma uno Stradivari!), chiese in prestito una sedia, e in mezzo al caos festante iniziò a suonare davanti a quello che era stato il Check Point Charlie.
All’improvviso un silenzio irreale, rotto soltanto dalle note di una suite di Bach.
Emozione pura.
Oggi celebriamo l’anniversario della caduta del muro di Berlino, ma non dimentichiamoci di tutti gli altri muri che sono rimasti in piedi, ancora oggi nel mondo. Troppi.
Ad esempio:
Il muro di filo spinato tra Ungheria e Serbia, alto più di tre metri e lungo 175 chilometri, voluto da Orbàn per interrompere il cammino dei migranti che percorrono la rotta balcanica.
Il muro di Calais, alto 4 metri per bloccare i migranti che cercano di attraversare la Manica.
Il muro tra Cipro greca e Cipro turca, costruito nel 1974 e lungo 300 chilometri, divide in due l’isola.
Il muro tra Stati Uniti e Messico, di cui abbiamo parlato tanto su queste pagine.
Il muro tra Turchia e Siria, 800 chilometri di cemento e filo spinato, voluti da Erdogan ufficialmente contro i terroristi, ma destinato di fatto a bloccare i profughi in fuga dalla Siria.
Il muro tra India e Bangladesh, lungo circa 4000 chilometri, per fermare l’immigrazione dal Bangladesh.
Il muro tra Arabia Saudita e Yemen, 1800 chilometri di barriera per impedire presunte infiltrazioni terroristiche.
Il muro tra Israele e Palestina, detto anche il Muro dell’Apartheid, costruito nel 2002 quasi interamente sul territorio palestinese. Lungo 730 km, la Corte Internazionale dell’Aja ha definito “contrario al diritto internazionale”.
Il muro del Sahara Occidentale, costruito dal Marocco a partire dagli anni Ottanta: 2720 metri di sabbia e pietra in mezzo al deserto.
Ecco.
Sarà un bellissimo giorno quando un nuovo Rostropovich ci farà commuovere ed emozionare, suonando davanti alle macerie di questi muri, odiosi monumenti all’ottusità e cattiveria dell’animo umano.
La farfalla della gentilezza

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