Resistere, resistere, resistere!

Resistere, resistere, resistere!
Ve lo ricordate? Era il 12 gennaio 2002 e Francesco Saverio Borrelli, procuratore generale di Milano concludeva con queste parole il suo discorso per l’inaugurazione del l’anno giudiziario a Milano. Era la sua ultima relazione perché a breve sarebbe andato in pensione.
L’aula era pienissima, e gli applausi furono scroscianti, non solo per Borrelli, ma anche per Gherardo Colombo e Ilda Boccassini (che in quel periodo era impegnata nel processo contro l’allora Presidente del Consiglio, Berlusconi e alla quale era appena stata ridotta la scorta), mentre i rappresentanti di Forza Italia abbandonavano la sala e qualcuno urlava: “torniamo alla legalità!”.
Francesco Saverio Borrelli chiedeva a gran voce l’indipendenza della magistratura dal potere politico, e si indignava per delle riforme annunciate che non esitava a definire punitive, denunciava la “rabbiosa informazione”, i “martellanti imbonimenti televisivi”, nonché “la voluta ignoranza di autorevoli firme del giornalismo per poter demonizzare questo o quel magistrato o collegio giudicante".
Erano passati 10 anni da “mani pulite”, ed era un mondo per certi versi molto diverso da quello di oggi, ma se è vero che “tutto deve cambiare perché tutto resti come prima”, il futuro che sembra profilarsi appare gattopardescamente inquietante.
Per questo oggi più che mai le parole di Borrelli (scomparso nel 2019 a 89 anni), magistrato giusto e onesto, suonano non solo drammaticamente attuali, ma anche estremamente necessarie:
"Ai guasti di un pericoloso sgretolamento della volontà generale, al naufragio della coscienza civica nella perdita del senso del diritto, ultimo estremo baluardo della questione morale è dovere della collettività 'resistere, resistere, resistere' come su un'irrinunciabile linea del Piave'" .
La farfalla della gentilezza
(Il discorso di Borrelli è pubblicato integralmente nel libro “Resistere, resistere, resistere” Garzanti 2020, con la prefazione di Gherardo Colombo)