Ricordando Nilde Iotti

“È necessario cogliere negli altri solo quello che di positivo sanno darci e non combattere ciò che è diverso, che è "altro" da noi.”
Queste parole ricche di umanità e buon senso sono di Nilde Iotti, partigiana, politica e prima donna Presidente della Camera, di cui ricorre oggi l’anniversario della morte.
“Meglio prete che fascista”, le diceva il padre. Per questo la piccola Nilde, quando rimase orfana di padre, pur di continuare a studiare, accettò una borsa di studio dell’Università Cattolica di Milano e iniziò a fare la pendolare in treno da Reggio Emilia, indossando, come amava ripetere, il cappotto rivoltato di suo padre.
Una volta laureata in lettere, iniziò a insegnare nel reggiano e avrebbe continuato volentieri. Ma c’era la guerra. Nilde Iotti si unì alla Resistenza, e diventò staffetta partigiana. Nascondeva volantini, portava cibo, medicine e vestiario. Faceva la “porta-ordini”, un compito estremamente delicato e pericoloso.
Poi entrò nei Gruppi di difesa della donna e per l’assistenza ai combattenti della libertà, per promuovere la partecipazione delle donne alla guerra di liberazione, e per ottenere i diritti come donne e come italiane.
Dopo la Liberazione, fu eletta prima al Consiglio Comunale di Reggio Emilia, e il 2 giugno 1946 fu eletta nell’Assemblea Costituente e poi fu una delle cinque donne a prendere parte alla Commissione dei settantacinque, incaricata di redigere la Costituzione.
Dentro e fuori il parlamento Nilde Iotti continuò a battersi per i diritti delle donne, per l’emancipazione.
Ma soprattutto dimostrò che certi soffitti di cristallo si possono infrangere, quando il 20 giugno 1979 fu eletta Presidente della Camera. La prima donna a ricoprire la terza carica dello Stato. L’unica persona a ricoprire questa carica per ben tredici anni.
A 22 anni dalla morte, il suo ricordo è ancora vivo. Forse perché sentiamo la mancanza delle madri (e dei padri) della nostra Repubblica.
E forse possono aiutare ancora una volta le sue parole:
“Questa Repubblica si può salvare. Ma, per questo, deve diventare la Repubblica della Costituzione.”
La farfalla della gentilezza

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