Stefano Cucchi 12 anni dopo

S.f.d.
Senza fissa dimora. Così risulta dal verbale.
Quindi non aveva diritto agli arresti domiciliari.
Ma lui la dimora l’aveva. E anche una famiglia che lo aspettava e gli voleva bene. Ma la sciatteria di un verbale redatto male e in fretta ha alterato pure questa semplice verità.
Strano vero?
Non è l’unica cosa strana.
C’è un altro fatto.
Il verbale riporta che lui rifiutò di nominare un difensore di fiducia. Strano. Lui aveva chiesto espressamente di avvisare il suo avvocato. Anche suo padre aveva chiesto se fosse stato avvisato il loro legale di fiducia. E gli avevano detto di sì.
Ma l’avvocato non fu avvisato, e così gli fu affidato uno d’ufficio. Uno sconosciuto che non conosceva la sua storia.
C’è un altro fatto ancora.
Il verbale di arresto riporta che lui non comunicò la notizia del suo arresto ai familiari. Stranissimo, perché i carabinieri lo portarono a casa per una perquisizione e poi lo riportarono via in manette, sotto gli occhi dei genitori.
Ma poi c’è un altro fatto. Molto più strano e molto grave. C’è l’articolo 13 della nostra Costituzione, che al terzo comma senza ambiguità dichiara che:
“È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà”.
E come si spiegano allora quei lividi? Il volto tumefatto? Gli ematomi sulla schiena? La frattura di due vertebre?
Un corpo che grida una verità che la parte malata e marcia dello Stato, quello Stato che dovrebbe proteggere e tutelare chi gli viene affidato sotto la sua responsabilità, ha negato per troppo tempo.
No, non era caduto dalle scale.
La storia di Stefano Cucchi non è un fatto isolato che magari non ci riguarda troppo, non è la morte di un tossico, come qualcuno osa ancora sostenere. È la storia di un uomo che, come spiega Ilaria Cucchi, “non è né potrà mai essere un eroe, è soltanto una vittima, ma questo non giustifica il modo in cui è morto”.
È la storia di diritti umani negati, in una kafkiana sospensione di ogni legalità: dove la burocrazia nasconde invece di proteggere, le forze dell’ordine uccidono invece di salvare, medici fanno finta di non vedere invece di curare.
La battaglia che Ilaria Cucchi con dignità e coraggio combatte ancora oggi in nome del fratello, è una battaglia per tutti noi.
Nel libro “Stefano. Una lezione di giustizia” (Fabbri Editori 2021), Ilaria Cucchi, Fabio Anselmo e Andrea Franzoso ripercorrono tutta questa vicenda umana e drammatica, non solo per raccontare cosa è successo, ma per trarne una grande lezione di educazione civica, spiegando, con un linguaggio adatto anche ai ragazzi, cosa sarebbe dovuto succedere, cioè cosa prevede la nostra Costituzione e le nostre leggi.

Perché quello che è successo a Stefano non è degno di uno Stato di diritto, e non deve accadere mai più.
Perché finalmente un giorno “le scale” smetteranno di picchiare chi non può difendersi.
La farfalla della gentilezza
(In foto: murale di Harry Greb, Roma, 2020)
https://www.facebook.com/lafarfalladellagentilezza/posts/589462825731424

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