Vanessa contro il cambiamento climatico. E noi?

Vanessa Nakate quando parla di cambiamento climatico si vede che ci mette il cuore. Perché per lei non è solo un concetto astratto, o un ulteriore argomento dialettico che divide il mondo in negazionisti (tanto per cambiare), indifferenti e attivisti.
Per lei, che vive in Uganda, il cambiamento climatico è qualcosa che può toccare con mano e che peggiora la vita a tante, troppe persone, per le conseguenze di siccità, inondazioni, frane, piogge torrenziali.
E la cosa drammaticamente ironica è che i paesi africani, che maggiormente subiscono gli effetti del cambiamento climatico, sono quelli che emettono meno gas serra.
Vanessa Nakate quando si è resa conto di quello che stava accadendo nel suo paese, ha deciso di provare a fare qualcosa, ed è diventata un’attivista climatica, una dei tanti “radical chic”, secondo l’infelice uscita del nostro ministro per la transizione ecologica.
Eppure, Vanessa, con l’entusiasmo dei suoi 24 anni, non si limita a protestare, ma agisce in prima persona: conscia del fatto che agli adulti il problema interessa poco o niente, forse anche per ragioni squisitamente anagrafiche unite a uno spiacevole egoismo, lei vuole sensibilizzare i giovani sul cambiamento climatico, visto che sono gli unici che forse potranno fare qualcosa, quando diventeranno adulti. Per questo va nelle scuole, parla con gli studenti, crea consapevolezza. Ma poi, più concretamente, cerca anche di offrire delle soluzioni, a partire proprio dalla realtà scolastica. Le scuole in Uganda, infatti, dipendono dai combustibili fossili per il riscaldamento e l’illuminazione e quindi non solo contribuiscono alla deforestazione, ma anche all’emissione di Co2.
Vanessa allora ha un’idea tanto semplice ma quanto efficace: dotare le scuole di pannelli solari e stufe ecologiche per ridurre emissioni e consumo di legna.
Ha cominciato con una scuola, poi sono diventate quattro, oggi sono quindici, ma altre seguiranno presto. Una goccia nel mare, certo, ma da qualche parte si deve anche iniziare.
In questi giorni Vanessa è a Milano, per il Youth4Climate, a chiedere a gran voce, insieme a tanti altri attivisti da tutto il mondo, una decisione coraggiosa ai leader di tutto il mondo per affrontare responsabilmente la questione climatico-ambientale.
Che poi di coraggio non è che ne serva chissà quanto: basta un po’ di coscienza e di intelligenza per capire quello che sta succedendo e agire di conseguenza, ma come ha detto Rose Kobusinge, altra giovane attivista ugandese presente a Milano:
“Mi dispiace che siano questi i leader che abbiamo. È chiaro che non hanno il coraggio che serve adesso”.
Peccato, veramente un peccato, perché come disse Hemingway, in fondo “il mondo è un bel posto, e vale la pena lottare per il mondo”.
La farfalla della gentilezza
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