Vera Vassalle: la storia di "Radio Rosa"

Vera era forte.
Aveva superato la poliomielite che l’aveva colpita da neonata lasciandole una menomazione alla gamba e una lieve zoppia, ma questo non le impediva di fare una vita normale.
A quell’epoca la normalità era un lusso. C’era la guerra, i fascisti da una parte, i partigiani dall’altra, e Vera, che nel 1943 aveva 23 anni, non ci pensò due volte.
Si unì alla Resistenza. Entrò in un gruppo coordinato dal marito di sua sorella, Manfredo Bertini, che aveva avuto un’idea tanto ardita quanto complessa: bisognava contattare gli Alleati, arrivati da poco a Salerno, per chiedere di lanciare con gli aerei armi e attrezzature in Versilia, dove i partigiani stavano organizzando diverse azioni contro i tedeschi e avevano bisogno di rifornimenti.
Non era un compito semplice, soprattutto per Vera con la sua gamba malandata, ma lei non esitò e nel settembre 1943 partì da Viareggio per un viaggio pericoloso in un’Italia divisa in due. Andava in bicicletta, a piedi, qualche volta in treno, qualche volta chiedeva passaggi. In questo modo attraversò tutta l’Italia, per arrivare fino a Napoli, e poi a Taranto, dove per un breve periodo fu addestrata dall’OSS, l’intelligence statunitense. Prese contatti con ufficiali americani e inglesi, assunse il nome in codice di Rosa e, recuperata una ricetrasmittente, iniziò un viaggio rocambolesco, attraverso Puglia, Campania, Sicilia e infine Corsica. Riuscì a rientrare in Toscana solo nel gennaio del 1944, sempre portando con sé la ricetrasmittente. Vera divenne quindi “Radio Rosa” e da quel momento, curò i collegamenti tra il CLN e alleati per organizzare i lanci aerei di armi e rifornimenti
Ma dal cielo non piovevano solo armi e rifornimenti. Dal cielo arrivò anche l’amore, sotto forma di un giovane radiotelegrafista, Mario Robello, paracadutato sull’appennino tosco emiliano per aiutare Vera nella sua missione. Insieme diventarono imbattibili: mandavano messaggi, organizzavano lanci, sfuggivano a controlli e perquisizioni.
Dopo la guerra Vera sposò Mario Robello e tornò alla sua vita “normale” di maestra di scuola elementare. Non si vantava del suo eroismo durante la guerra, né pensava di aver fatto qualcosa di straordinario, nonostante avesse ricevuto la Medaglia d’oro al valor militare.
Vera Vassalle, come tante altre donne di quel tempo, ha contribuito in modo determinante alla liberazione del nostro paese. Ma chissà come mai, il ruolo delle donne nella Resistenza è stato per troppo tempo ridimensionato se non addirittura negato, e dopo la guerra, per molte, per troppe donne è stato normale se non doveroso ritornare nella dimensione domestica e familiare, rinunciando alla vita politica e pubblica.
Per questo oggi, che è l’anniversario della sua nascita, è doveroso ricordare Vera Vassalle, per ringraziarla per quello che ha fatto per noi.
Speriamo che anche le istituzioni se ne ricordino… e che per onorare la memoria di Vera e di queste coraggiose combattenti, magari si riesca a sfondare qualche soffitto di cristallo che ancora oggi tarpa le ali a tante, troppe donne.
La farfalla della gentilezza
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