Virginia, l'unica superstite
Virginia aveva sette anni quando non morì, miracolosamente, grazie all’abbraccio di sua mamma.
Sarebbe dovuta morire insieme alla sua famiglia, ai suoi cinque fratelli e a tutto il suo paese, Pietransieri, a pochi chilometri da Roccaraso.
Questo perché una ventina di giorni prima di quel terribile 21 novembre 1943, i nazisti avevano annunciato che chiunque fosse rimasto in paese o sulle montagne circostanti sarebbe stato considerato ribelle e gli sarebbe stato riservato il “trattamento stabilito dalle leggi di guerra dell’esercito germanico”. Cioè la fucilazione immediata.
La maggior parte degli abitanti di Pietransieri però sottovalutò l’avvertimento e rimase nelle proprie abitazioni: dove altro sarebbero potuti andare?
I nazisti effettivamente arrivarono, prima razziarono il bestiame, poi rastrellarono tutti gli abitanti e li radunarono in un campo. Fecero esplodere una mina, ci furono i primi morti. Poi gli spari, contro uomini, donne, bambini. Tutti inermi, indifesi. Virginia terrorizzata era abbracciata a sua madre, che però cadde sotto i colpi di mitragliatrice, facendo da scudo con il suo corpo alla bambina. Virginia rimase immobile, sotto il cadavere di sua madre, per due giorni e due notti. I tedeschi tornarono ogni tanto, a controllare se qualcuno si muoveva ancora, per finirlo con un colpo di pistola. Virginia, ferita e sanguinante, non si mosse.
Così Virginia Macerelli fu l’unica superstite dell’eccidio di Pietransieri, in cui morirono 128 persone, circa sessanta donne e una trentina di bambini.
Un crimine di guerra, la strage più efferata e drammatica perpetrata nel centro sud, ma forse, inspiegabilmente, anche la più dimenticata.
Noi però non la dimentichiamo, perché la memoria va coltivata, sempre.
La farfalla della gentilezza
Sarebbe dovuta morire insieme alla sua famiglia, ai suoi cinque fratelli e a tutto il suo paese, Pietransieri, a pochi chilometri da Roccaraso.
Questo perché una ventina di giorni prima di quel terribile 21 novembre 1943, i nazisti avevano annunciato che chiunque fosse rimasto in paese o sulle montagne circostanti sarebbe stato considerato ribelle e gli sarebbe stato riservato il “trattamento stabilito dalle leggi di guerra dell’esercito germanico”. Cioè la fucilazione immediata.
La maggior parte degli abitanti di Pietransieri però sottovalutò l’avvertimento e rimase nelle proprie abitazioni: dove altro sarebbero potuti andare?
I nazisti effettivamente arrivarono, prima razziarono il bestiame, poi rastrellarono tutti gli abitanti e li radunarono in un campo. Fecero esplodere una mina, ci furono i primi morti. Poi gli spari, contro uomini, donne, bambini. Tutti inermi, indifesi. Virginia terrorizzata era abbracciata a sua madre, che però cadde sotto i colpi di mitragliatrice, facendo da scudo con il suo corpo alla bambina. Virginia rimase immobile, sotto il cadavere di sua madre, per due giorni e due notti. I tedeschi tornarono ogni tanto, a controllare se qualcuno si muoveva ancora, per finirlo con un colpo di pistola. Virginia, ferita e sanguinante, non si mosse.
Così Virginia Macerelli fu l’unica superstite dell’eccidio di Pietransieri, in cui morirono 128 persone, circa sessanta donne e una trentina di bambini.
Un crimine di guerra, la strage più efferata e drammatica perpetrata nel centro sud, ma forse, inspiegabilmente, anche la più dimenticata.
Noi però non la dimentichiamo, perché la memoria va coltivata, sempre.
La farfalla della gentilezza
Pier Vittorio Buffa nel libro "Io ho visto" (Nutrimenti, 2013), racconta trenta storie di sopravvissuti a stragi naziste, tra cui la drammatica vicenda di Virginia Macerelli.
https://www.facebook.com/lafarfalladellagentilezza/posts/603532004324506
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