Muhammad Helmy era andato a Berlino a studiare medicina. Aveva lasciato l’Egitto, genitori e famiglia, ed era arrivato in Germania carico di sogni e ambizioni.
Ma era il momento sbagliato, perché mentre lui studiava, si fidanzava con una giovane tedesca, si laureava, si specializzava e dopo qualche tempo assumeva la direzione del dipartimento di urologia dell’Ospedale Robert Koch di Berlino, il mondo andava alla deriva. La Germania stava impazzendo.
Era il 1933 e tutti i suoi colleghi ebrei furono licenziati.
Lui non fu licenziato subito, ma in quanto egiziano fu classificato come “non ariano”: era solo questione di tempo. E infatti nel 1937 fu licenziato anche lui. Non solo. Gli fu impedito di sposare Emmie Ernst, la sua fidanzata. Non solo. Fu anche arrestato diverse volte, perché aveva osato esprimere il suo dissenso alla scellerata politica di Hitler. Rimase in prigione per un anno e fu rilasciato per motivi di salute.
Ma intanto la situazione precipitava. Iniziarono le deportazioni degli ebrei. Una sua amica, Anna Boros, era in pericolo. Il dottor Helmy non esitò a nasconderla nel suo studio medico. La tenne nascosta lì fino alla fine della guerra. La Gestapo però sospettava di lui, che era molto esposto, e spesso veniva sottoposto a estenuanti e brutali interrogatori.
Quando temeva che il nascondiglio fosse troppo rischioso, il dottor Helmy portava Anna a casa di amici, spacciandola per una sua cugina, poi appena possibile la riportava allo studio medico. Riuscì addirittura a procurarle documenti falsi e una falsa identità musulmana, sotto il nome di Nadia.
Muhammad Helmy si occupò anche dei familiari di Anna: la mamma, la nonna e il patrigno. Si espose moltissimo, corse dei grandi rischi, ma come scriverà Anna in una lettera, il dottor Helmy fece tutto questo solo per generosità d’animo.
Anna e la sua famiglia riuscirono a salvarsi e dopo la guerra scapparono negli Stati Uniti. Il dottor Helmy rimase a Berlino e finalmente poté ricominciare a lavorare come medico, e soprattutto realizzare il sogno di sposare la sua fidanzata Emmie. Non ebbero figli, per paura che potessero vedere gli orrori di altre guerre.
Ma Anna non dimenticò mai il coraggio e la generosità del suo salvatore, e quindi scrisse diverse lettere al parlamento tedesco, per raccontare questa bella storia di altruismo e amore per il prossimo.
Muhammad Helmy, morirà nel 1982, ma la sua storia è sopravvissuta: nel 2013 è stato riconosciuto, infatti, come Giusto tra le Nazioni. Il primo arabo che riceve questo riconoscimento.
Perché “chi salva una vita, salva il mondo intero”.