Se non fossimo poveri...

"Se non fossimo poveri non lo faremmo, ovvio”.
Farid ha 11 anni. Suo padre è morto e ora tocca a lui proteggere sua mamma e i suoi fratelli. Vive in Afghanistan, in un villaggio al confine con il Pakistan. Non ha molte alternative: se vuole mangiare (e in Afghanistan oggi un afghano su tre non sa se e quando potrà mangiare) deve fare qualunque cosa gli consenta di racimolare qualche soldo. Anche trasportare merci di contrabbando in Pakistan. Ma non è solo Farid: sono tanti i bambini e le bambine che per sopravvivere sono finiti in questo incubo.
Perché questi bambini, che trascinano pacchi più grandi di loro, per attraversare il confine senza essere scoperti, devono nascondersi sotto i camion, dietro le ruote. Ma i fumi di scarico, il grasso e la polvere rendono l’impresa quasi impossibile. E per ogni bambino che riesce a passare il confine, tanti altri si feriscono, alcuni muoiono schiacciati sotto le ruote.
Eppure, contrabbandieri senza scrupoli continuano a sfruttare per pochi spiccioli bambini che dovrebbero stare a scuola e non rischiare la vita sotto un camion. I più fortunati riescono ad arrivare in Pakistan, lasciano i pacchi a un altro contrabbandiere e poi ricominciano: cercano di fare più viaggi in giornata per guadagnare di più.
Ovvio che non vorrebbero rischiare la vita così.
Ovvio che anche loro hanno diritto all’infanzia, al gioco, allo studio.
Ma la tristissima verità è che sono nati dalla parte sbagliata del mondo, dove quello che per noi è ovvio, purtroppo lì diventa impossibile.
Ovvio che non possiamo biasimarli se poi cercano in qualunque modo di raggiungere quella parte di mondo dove solo per una fortunata e casuale coincidenza siamo nati noi, con i nostri diritti e le nostre ovvietà.

 La farfalla della gentilezza (Foto di Oliver Marsden per The National)

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