Passaporti per tutti
No non è possibile.
Morire di freddo in Europa, nei boschi di un paese che non ti vuole, mentre cerchi di scappare in un altro paese, che comunque non ti vuole lo stesso. Con la polizia che ti lancia i gas, o ti scatena i cani contro.
Perché sei un profugo. E quindi non hai diritti. Non hai il diritto di andartene da casa tua se lì muori di fame, o c’è la guerra, o la dittatura, o banalmente, la natura che si ribella.
Non hai diritto a un passaporto.
Non hai diritto a un visto.
Non hai diritto di attraversare un confine, non hai diritto di sperare, di cercare un futuro migliore, o anche solo un presente meno terribile.
Non hai diritto di vivere.
E chi sopravvive, resta bloccato nel nulla di una tendopoli, tra Polonia e Bielorussia, dove viene sfamato con un pezzo di pane per quattro persone, e il più fortunato tra i profughi è l’anziano barbiere siriano che dorme nel nido di una cicogna, e forse si ripara un po’ dal freddo.
Possiamo far finta di non sapere?
Possiamo aspettare che la Storia ci condanni, tra 50 anni, così come noi oggi condanniamo quelli che davanti ai peggiori crimini non mossero un dito?
O possiamo almeno provare a dare la nostra voce a chi non ha alcun modo di farsi sentire?
I profughi rischiano la vita perché non hanno il passaporto, o il loro passaporto non vale abbastanza per ottenere un visto. Non avere un passaporto vuol dire essere un cittadino di serie B, essere prigioniero e schiavo dei trafficanti.
Noi possiamo andare ovunque, loro no. Ma la libertà di movimento è un diritto naturale dell’uomo. Siamo tutti nati migranti, dalla notte dei tempi…
Per questo vi segnalo una petizione promossa da Voci Globali e Articolo 21: “Passaporti, basta privilegi. Rivedere la politica dei visti e garantire la libertà di movimento a tutti i cittadini del mondo”: https://vociglobali.it/passaporti-basta-privilegi-appello/
Non serve essere eroi per chiedere a chi può fare qualcosa di farlo.
La farfalla della gentilezza
https://www.facebook.com/lafarfalladellagentilezza/posts/604298774247829
(foto di Viktor Tolochko)
Morire di freddo in Europa, nei boschi di un paese che non ti vuole, mentre cerchi di scappare in un altro paese, che comunque non ti vuole lo stesso. Con la polizia che ti lancia i gas, o ti scatena i cani contro.
Perché sei un profugo. E quindi non hai diritti. Non hai il diritto di andartene da casa tua se lì muori di fame, o c’è la guerra, o la dittatura, o banalmente, la natura che si ribella.
Non hai diritto a un passaporto.
Non hai diritto a un visto.
Non hai diritto di attraversare un confine, non hai diritto di sperare, di cercare un futuro migliore, o anche solo un presente meno terribile.
Non hai diritto di vivere.
E chi sopravvive, resta bloccato nel nulla di una tendopoli, tra Polonia e Bielorussia, dove viene sfamato con un pezzo di pane per quattro persone, e il più fortunato tra i profughi è l’anziano barbiere siriano che dorme nel nido di una cicogna, e forse si ripara un po’ dal freddo.
Possiamo far finta di non sapere?
Possiamo aspettare che la Storia ci condanni, tra 50 anni, così come noi oggi condanniamo quelli che davanti ai peggiori crimini non mossero un dito?
O possiamo almeno provare a dare la nostra voce a chi non ha alcun modo di farsi sentire?
I profughi rischiano la vita perché non hanno il passaporto, o il loro passaporto non vale abbastanza per ottenere un visto. Non avere un passaporto vuol dire essere un cittadino di serie B, essere prigioniero e schiavo dei trafficanti.
Noi possiamo andare ovunque, loro no. Ma la libertà di movimento è un diritto naturale dell’uomo. Siamo tutti nati migranti, dalla notte dei tempi…
Per questo vi segnalo una petizione promossa da Voci Globali e Articolo 21: “Passaporti, basta privilegi. Rivedere la politica dei visti e garantire la libertà di movimento a tutti i cittadini del mondo”: https://vociglobali.it/passaporti-basta-privilegi-appello/
Non serve essere eroi per chiedere a chi può fare qualcosa di farlo.
La farfalla della gentilezzahttps://www.facebook.com/lafarfalladellagentilezza/posts/604298774247829
(foto di Viktor Tolochko)